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Venetoclax associato a rituximab ritardato e consolidamento con ibrutinib finalizzati alla malattia minima residua non rilevabile (uMRD) in pazienti con leucemia linfatica cronica (CLL) naïve al trattamento

Fase: Studi clinici di Fase II - III

Principal Investigator: Dott.ssa Farina Lucia

Struttura Principale: Ematologia

Farmaco: Venetoclax

Patologie: Tumori ematologici (Linfomi, Leucemie, Mielomi e altri)

ClinicalTrials.gov: Leggi i dettagli su Clinical trials

Studio clinico per il trattamento della leucemia linfocitica cronica (CLL) basato su un approccio guidato dalla valutazione della malattia minima residua (MRD) volto a personalizzare l’intensità del trattamento in base alla risposta della malattia. I farmaci utilizzati saranno l’anticorpo Rituximab associato a Venetoclax, un inibitore della proteina BCL-2 approvato per l’utilizzo nella CLL. Dopo una fase iniziale di trattamento con venetoclax in monoterapia, si potranno identificare i pazienti che mostrano una risposta precoce. Aggiungendo poi il trattamento con l’anticorpo rituximab dopo 6 mesi ci aspettiamo di migliorare la profondità della risposta utilizzando l'anticorpo su un carico di malattia inferiore per raggiungere un tasso di malattia minima residua non quantificabile più elevato rispetto alla tipica combinazione delle 2 terapie all'inizio del trattamento. I pazienti con malattia minima residua non quantificabile nel sangue periferico, confermato a valutazioni ripetute, saranno quindi testati anche nel midollo osseo e, se la malattia minima residua non rilevabile nel midollo osseo, dopo un totale di 12 mesi di venetoclax (inclusa la somministrazione di 6 mesi di rituximab) possono interrompere il trattamento. Quelli con malattia minima residua rilevabile aggiungeranno Ibrutinib alla dose standard di 420 mg 1 volta al giorno fino a quando la malattia minima residua sarà ancora rilevabile oppure fino a progressione di malattia o tossicità. Inoltre il trattamento con venetoclax potrà essere continuato fino a quando la malattia minima residua sarà rilevabile o fino a 24 mesi. Questo approccio ci consentirà di intensificare il trattamento nei pazienti che ne hanno bisogno e di risparmiare tossicità e opzioni di trattamento per coloro che hanno già ottenuto risposte più profonde.  

Ultimo aggiornamento: 20/05/2025

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