MOv18 IgE: l'anticorpo che sfida il cancro ovarico
MOv18 IgE: l'anticorpo che sfida il cancro ovarico
16 aprile 2025
News dalla ricerca
Una scoperta internazionale guidata dal King’s College London, in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, apre nuove strade contro i tumori resistenti alle terapie convenzionali.
Un recente studio internazionale, condotto dal King’s College London in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, ha evidenziato l’efficacia di un innovativo anticorpo, MOv18 IgE, nel trattamento del carcinoma ovarico, la quinta causa di morte oncologica tra le donne.
Dalle radici italiane alla sperimentazione internazionale
L’anticorpo affonda le sue radici proprio all’INT dove, negli Anni ’80, il gruppo della Dottoressa Maria Ines Colnaghi ha scoperto e sviluppato la versione originaria IgG, successivamente ingegnerizzata in IgE dalla Dottoressa Mariangela Figini. Grazie alla collaborazione con la Dottoressa Sophia Karagiannis del King’s College, questa molecola è oggi al centro di una strategia immunoterapeutica pionieristica, pensata per colpire tumori solidi che esprimono il recettore alfa del folato.
Riattivare il sistema immunitario
I risultati di uno studio clinico di fase I, pubblicati su Nature Communications (2023), hanno confermato la sicurezza e la tollerabilità del trattamento, evidenziando anche primi segnali di efficacia: in particolare, MOv18 IgE ha ridotto le dimensioni tumorali in una paziente che non rispondeva alle terapie convenzionali. A rendere unica questa terapia è la sua capacità di riattivare il sistema immunitario attraverso l’azione combinata su macrofagi e linfociti T, due componenti fondamentali nella risposta antitumorale. MOv18 IgE si è dimostrato in grado di “risvegliare” macrofagi resi inattivi dal tumore (Nature Communications - 2025), contribuendo a ripristinare un microambiente immunitario favorevole al controllo della crescita tumorale.
Nuove prospettive contro il carcinoma ovarico resistente
Attualmente, MOv18 IgE è oggetto di uno studio clinico di fase Ib, volto a trattare il carcinoma ovarico resistente al platino, una delle forme più difficili da curare. La sperimentazione, in corso nel Regno Unito, è sostenuta da Cancer Research UK, Medical Research Council e Breast Cancer Now, a testimonianza del forte interesse internazionale verso questa nuova frontiera terapeutica. Grazie al contributo dell’INT, la ricerca italiana è protagonista di un percorso che potrebbe cambiare il trattamento del carcinoma ovarico e il futuro di altri tumori solidi che esprimono il recettore alfa del folato.